“Yasamimin, oykudeki yesil incir agaci gibi onumde dallanip budaklandigini goruyordum.Her dalin ucunda tombul, mor bir incir gibi essiz bir gelecek beni cagiriyor, goz kirpiyordu. Incirlerden biri, bir es, mutlu bir yuva ve cocuklardi. Bir baskasi, unlu bir ozan, oteki parlak bir profesor, biri sasirtici editor Esther Greenwood, oburu Avrupa, Afrika ve Guney Amerika, biri Constantin, Sokrates, Attila ve garip adlari degisik meslekleri olan daha bir yigin asik, bir baskasiysa Olimpiyat takim sampiyonu bir kadindi. Bu incirlerin uzerinde ve otesinde, ne olduklarini pek cikaramadigim daha bir suru incir daha vardi. Kendimi dallarin catallandigi noktada otururken goruyordum.Ve incirlerden hangisini sececegime bir turlu karar veremedigim icin acliktan oluyordum. Hepsini ayri ayri istiyordum incirlerin, ama birini secmek otekilerin hepsini kaybetmek demekti. Ve ben orada karar veremeden otururken incirler burusup kararmaya basliyor ve birer birer topraga, ayaklarimin dibine dusuyorlardi.” Sylvia Plath, Sirca Fanus
“Vidi la mia vita diramarsi davanti a me come il verde albero di fico del racconto.Dalla punta di ciascun ramo occhieggiava e ammiccava, come un bel fico maturo, un futuro meraviglioso. Un fico rappresentava un marito e dei figli e una vita domestica felice, un altro fico rappresentava la famosa poetessa, un altro la brillante accademica, un altro ancora era Esther Greenwood, direttrice di una prestigiosa rivista, un altro era l’Europa e l’Africa e il Sudamerica, un altro fico era Costantin, Socrate, Attila e tutta una schiera di amanti dai nomi bizzarri e dai mestieri anticonvenzionali, un altro fico era la campionessa olimpionica di vela, e dietro e al di sopra di questi fichi ce n’erano molti altri che non riuscivo a distinguere. E vidi me stessa seduta alla biforcazione dell’albero, che morivo di fame per non saper decidere quale fico cogliere. Li desideravo tutti allo stesso modo, ma sceglierne uno significava rinunciare per sempre a tutti gli altri, e mentre me ne stavo lì, incapace di decidere, i fichi incominciarono ad avvizzire e annerire, finché uno dopo l’altro si spiaccicarono a terra ai miei piedi.”
Yer İmleri